Gli evirati cantori e il mito di Orfeo
Il nuovo libro di Vincenzo Villani, in vendita al costo di € 15,00 (spese di spedizione gratuite). Per acquistarlo richiedetelo via e-mail su: info@vincenzovillani.com
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SCRIVONO DI LUI:
(www.ilbrigante.it del mensile di novembre 2011-n°11) Dotato di un sontuoso curriculum artistico, il tenore napoletano Vincenzo Villani da alle stampe un'interessante testimonianza di un mondo, quello dei cantanti evirati, misconosciuto ai più ma ricco di interessantissime sfumature. Edito da Rav.In.Progress, "Gli evirati cantori e il mito di Orfeo" parte dalle origini del fenomeno dei castrati, e i loro rapporti con la Chiesa ed il Teatro. Molto gustosi i ritratti di alcuni dei protagonisti dell'epoca, da Carlo Broschi a Gasparre Pacchierotti, da Girolamo Crescentini fino a Giovan Battista Velluti ed Alessandro Moreschi, l'ultimo castrato. Il Mito di Orfeo chiude il lavoro, davvero ben scritto, veloce da leggere e ricchissimo di aneddoti, la qual cosa può interessare anche i "non addetti ai lavori". (ANTONIO MOCCIOLA)
(Quotidiano di Bari n° 41 del 29 febbraio 2012) e su (www.bitontolive.it/news/Cultura/179093/news.aspx#main=articolo) Comincia all'insegna di una brillante e quasi bislacca citazione del compositore francese Georges Bizet l'opera di studio "Gli evirati, cantori e il mito di Orfeo", a firma di Vincenzo Villani: "Ah, la musica! Che arte stupenda! Ma che miserabile professione!". Villani, figlio d'arte di origini napoletane, è tenore affermato a livello internazionale come solista lirico-concertista. Ha all'attivo interessanti lavori di ricerca sulla tecnica del canto e dell'arte scenica. L'ultimo suo lavoro è uno studio, davvero pregevole, sul tema dei castrati, "celebri cantanti che, secondo un uso invalso sino alla fine del XIX secolo, avendo subito la castrazione prima della pubertà, possedevano eccezionali capacità vocali per effetto della mancata produzione degli ormoni sessuali". A rendere particolare la voce di questi artisti era un intervento di orchiectomia (asportazione di uno od entrambi i testicoli): si arrestava la crescita della laringe, prima che il ragazzo assumesse la voce virile, così da conservare la voce infantile, estensione raggiungibile, altrimenti solo attraverso il falsetto. Per quanto riguarda la tonalità, informa Villani, "pare che questa dipendesse dall'età in cui veniva praticata l'evirazione: prima avveniva e prima aumentava la possibilità di ottenere un buon soprano (termine che indicava castrato soprano e non soprano femminile)". ll fenomeno divenne ben presto di costume e sociologico, pura espressione di un'epoca di burle, lazzi e cicisbei, di corteggiamenti e vezzi, di capricci e violenze psicologiche perpetrate dal sollazzo degli agiati. Fenomeno che l'autore ama associare al mito di Orfeo, poeta e musico della Tracia, ispiratore di musicisti (sulle opere a lui orientate Villani si sofferma parecchio), figlio di Apollo e Calliope, morto proprio mediante evirazione. La realtà degli evirati cantori, dapprima condannata dal clero, fu poi introdotta anche dai papi Sisto V e Clemente VIII. Quest'ultimo ufficializza la presenza dei cantanti nella cappella pontificia. Il libro di Villani, agile e godibile anche da parte di chi non coltiva studi musicofilim, approfondisce e presenta al lettore le biografie artistiche di alcuni tra i più noti castrati. Citato più volte è, ad esempio, il bitontino Gaetano Majorano, detto il Caffariello (1710‑1783). Allievo del compositore napoletano e grande maestro di canto Nicola Porpora, visse e girò a lungo per tutto lo stivale. Probabilmente ispiratore e a suo modo maestro del Farinelli (l'andriese Carlo Broschi, amico e collaboratore intimo del Metastasio, di cui si parla molto nel volume), compare nel romanzo storico "Un grido fino al cielo", della scrittrice statunitense Anne Rice. Al centro del testo, attraverso i secoli, anche altri grandi nomi: Gaspare Pacchierotti, Girolamo Crescentini, Giovanni Battista Velluti (che lavorò col Rossini e che cantò arie di Tommaso Traetta), Alessandro Moreschi. Fu, costui, l'ultimo castrato famoso, morto nel 1922. Un Motu proprio del papa Pio X, datato 1903, già aveva contribuito ad evitare, ogni "profanità" durante le esibizioni del bel canto. Ma era stato, nel XIX secolo, il Romanticismo, con opere basate sulla chiara differenziazione tra voce maschile e femminile, a provvedere alla crisi del mito dei castrati. Un'appendice finale dedicata al tema "Gluck e Calzabili. La riforma del melodramma" chiude egregiamente il bel lavoro di Villani. (MARINO PAGANO)
(Cronache di Napoli del 05 aprile 2012) La storia dei cantori evirati in un testo di Vincenzo Villani. Musica e letteratura, voci bianche in un libro. Nella storia della musica furono detti castrati i cantanti maschi adulti, che avevano subito la castrazione prima della pubertà, allo scopo di mantenere la voce acuta. Con la maturità sessuale, infatti, sia gli uomini che le donne mutano la voce, ma nei primi la modificazione è molto più evidente e comporta un cambiamento notevole del timbro e dell'estensione. Il tenore Vincenzo Villani (nella foto) ha raccolto in un libro la storia degli ultimi cantori evirati. Comincia all'insegna di una brillante citazione del compositore francese Georges Bizet l'opera di studio ‘Gli evirati cantori e il mito di Orfeo', a firma di Villani. Figlio d'arte di origini napoletane, è tenore affermato a livello internazionale come solista lirico-concertista. Ha all'attivo interessanti lavori di ricerca sulla tecnica del canto e dell'arte scenica. L'ultimo è uno studio sul tema dei castrati, "celebri cantanti che, secondo un uso invalso sino alla fine del XIX secolo, avendo subito la castrazione prima della pubertà, possedevano eccezionali capacità vocali per effetto della mancata produzione degli ormoni sessuali". A rendere particolare la voce di questi artisti era un intervento di orchiectomia (asportazione di uno o di entrambi i testicoli): si arrestava la crescita della laringe prima che il ragazzo assumesse la voce virile, così da conservare quella infantile, estensione raggiungibile, altrimenti, solo attraverso il falsetto. Il fenomeno divenne ben presto di costume e sociologico, pura espressione di un'epoca di burle, lazzi e cicisbei, di corteggiamenti e vezzi, di capricci e violenze psicologiche perpetrate dal sollazzo degli agiati. Fenomeno che l'autore ama associare al mito di Orfeo, poeta e musico della Tracia, figlio di Apollo e della musa Calliope, ispiratore di musicisti (sulle opere a lui orientate Villani si sofferma parecchio). Citato più volte, il bitontino Gaetano Majorano, sopranista, detto il Caffarelli o il Caffariello (1710-1783). Allievo del compositore napoletano e grande maestro di canto Nicola Porpora, visse e girò a lungo per tutto lo stivale. Probabilmente ispiratore e a suo modo maestro del Farinelli (l'andriese Carlo Broschi, amico e collaboratore intimo del Metastasio, di cui si parla molto nel volume), compare nel romanzo storico "Un grido fino al cielo", della scrittrice statunitense Anne Rice. (Giuseppe Letizia)
(Il Mattino di Napoli del 03 marzo 2013) Le ricerche: Dai castrati al grande Caruso i segreti delle voci "naturali". I mille segreti delle voci dei castrati, o per imparare a porgere una nota, realizzare un filato o un do di petto. Ne parlano due libri di recente pubblicazione: "Il metodo di canto di Enrico Caruso" (Effequ editore), a cura di Ludovico Valoroso e "Gli evirati cantori e il mito di Orfeo" di Vincenzo Villani. Due lavori diversi tra di loro ma accomunati dalla comune passione per la lirica e i suoi suoni. Così se Villani, napoletano, allievo di Alaimo e Guelfi, e oggi egli stesso tenore professionista e insegnante, approfondisce i misteri dei castrati che tanta fortuna ebbero nella Napoli del Settecento, Valoroso dà spazio a Pasqual Mario Marafioti e al suo metodo per sviluppare la "voce naturale". Il foniatra del grande cantante e di tante star del Metropolitan di New York, aveva infatti ideato una nuova forma di educazione della voce, basata sulle leggi fondamentali dell'acustica e della fisiologia plasmandola sul metodo di canto di Caruso, una sorta di "modello vivente" del meccanismo naturale di produzione della voce. Il libro uscì negli Stati Uniti nel 1922, l'anno successivo alla morte del grande tenore. E ora grazie a Valoroso, studioso, musicista e tenore napoletano, arriva anche da noi, ricco di curiosità, esempi e consigli: come quello di non prender fiato prima di cominciare a cantare perchè "bisogna prima usare l'aria già esistente nei polmoni, poi sostituirla con un nuovo respiro per stabilire un ritmo naturale". (Donatella Longobardi)